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L’Italia dei poeti, santi e navigatori è diventata un partito, di maggioranza relativa, ma pur sempre un partito, il PdL, partito di perseguitati, di vittime e di…eroi (alla Vittorio Mangano).

Paolo_BerlusconiIl vittimismo piace al popolo, così come piacciono gli eroi; quando la persecuzione langue, quando il vittimismo vacilla allora irrompe l’eroismo, il “ghe pens mi”.

Il povero Paolo, meglio noto come berluschino, non potè entrare nella cerchia eletta delle vittime delle ingiustizie perpetrate dai soliti magistrati diventati comunisti perché fanno il loro dovere; svicolò, suo malgrado, dalla lista dei perseguitati e dovette pagare 100 miliardi di vecchie lire, in un patteggiamento che dall’altro piatto della bilancia minacciava la galera. Non potè essere neanche eroe, piuttosto vittima sacrificare, agnello che si offre al mattatoio per mettere in salvo il gran caprone.

In questa italietta che vanta radici nobilissime ma le disonora, la dinastia dei Berlusconi risulta saldamente ancorata alle giovanissime radici piantate dal capostipite; da quelle radici nascono i frutti che non possono discostarsi dalla matrice che li ha generati, malgrado “l’aria pulita” che il pontefice ha odorato e che ha attribuito al benefico influsso di quelle radici.

Queste radici cadono a proposito e giustificano i frutti della evoluzione che ha trasformato i santi, i poeti e navigatori in altr’e tanti vittime, perseguitati ed eroi.

Il primo germoglio di tali radici si finge evanescente e tetragono alle accuse che gli rivolge quella magistratura sempre più comunista; non si difende, non cerca scuse, non predispone prove a favore di una innocenza neanche proclamata perché doverosa, come un atto dovuto che sancisce diritti acquisiti che non possono (e non devono) essere messi in discussione, piuttosto tace per se e ribalta ogni accusa all’origine delle radici, affichè possa esercitare il diritto, “quasi” divino, dell’autoassoluzione, un “liberi tutti” come novello gioco politico.

Così emergono le radici, che sono radici di se stesso perché il primo seme venne impiantato con grande determinazione dall’amministratore delegato della banca Rasini; successivamente arrivarono gli innesti, a cominciare con il tentativo rendere vivo e vitale un garofano rosso, ma l’innesto andò a male e venne preferita la terra d’Africa.

Quelle radici proseguirono il loro itinerario, fin quando vennero irrorate con l’acqua del più vicino fonte battesimale, mentre l’officiante respirava a pieni polmoni la nuovissima “aria più pulita”, che sta ammorbando l’intera nazione… e anche oltre.

Oggi sono i frutti che si rivolgono all’indietro e indicano nelle radici la fonte della loro pessima qualità e sperano che proprio le medesime radici possano risolvere i loro guai: il mercato comincia a rifiutare quei frutti dimostratisi tossici.

Rosario Amico Roxas

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