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ROMA -  Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sel, è il nuovo Presidente della Camera. Una elezione che ha sbloccato, con 17 voti in più del quorum necessario di 310, uno dei due «intoppi» politici della giornata e cioè i vertici delle due Camere.

Nel pomeriggio alle 16,30 il Senato voterà il ballottaggio tra Piero Grasso, che ha raccolto 120 voti in mattinata, e Renato Schifani, che ne ha raccolti 111. Due voti sono andati anche ad Anna Finocchiaro mentre il senatore del M5S Luis Alberto Orellana ne ha raccolti 52. Finora il gruppo montiano di Scelta civica ha votato scheda bianca. In queste ore che separano dal ballottaggio potrebbe anche maturare un diverso orientamento: una parte propenderebbe per appoggiare Schifani, altri insistono per la scheda bianca. La scelta ci sarà a ridosso della votazione, dopo una assemblea che si annuncia molto controversa. Occhi puntati sul professore, dunque, che oggi diventa l'ago della bilancia a Palazzo Madama. Il M5S conferma invece il voto per il suo candidato Orellana.«Noi abbiamo fatto una scelta e quella scelta manteniamo» ha detto il capogruppo del M5S Vito Crimi risponde alla domanda se i grillini voterebbero Piero Grasso. C'è grande aspettativa per il risultato del Senato, in vista di altre scelte, come per il Quirinale ed il governo. «Noi abbiamo proposto una scelta istituzionale. Se invece si dovesse consolidare il ticket proposto dal Pd si precipiterebbe verso il voto», spiega Angelino Alfano. Stamane il Capo dello Stato aveva inviato tutti alla responsabilità chiedendo votazioni condivise e responsabili per le due cariche istituzionali. «Mi auguro ancora che sia possibile giungere oggi all'elezione dei Presidenti della Camera e del Senato» in un clima di «condivisione della responsabilità» tra le forze politiche rappresentate in Parlamento, aveva detto il Capo. Un invito parzialmente raccolto - per ora - perchè la Boldrini è stata votata da Pd e Sel. Il M5S ha votato il suo candidato,Fico, mentre le schede bianche sono state 155.

L'OMAGGIO A MORO SENZA SCORTA È un omaggio ad Aldo Moro nell'anniversario del suo rapimento il primo atto ufficiale di Laura Boldrini da presidente della Camera. Lasciando Montecitorio a bordo di un'auto senza scorta, la presidente della Camera si reca a via Fani, dove depone una corona di fiori.

BOLDRINI: «IMPEGNO STRAORDINARIO»  «Insieme riusciremo a affrontare l'impegno straordinario» legato al lavoro «istituzioni repubblicane»: lo dice la neopresidente della Camera Laura Boldrini.

«TANTO LAVORO DA FARE» «Molto emozionata... e tanto lavoro da fare!». Lo ha detto la neo-presidente della Camera, Laura Boldrini, all'uscita dal ristorante di Montecitorio, dove ha pranzato dopo l'elezione. Boldrini aveva in mano un bouquet di fiori gialli. Gentile e sorridente, è apparsa decisamente emozionata.

ESODATI «Nessuno di noi ha dimenticato gli esodati», ha detto Laura Boldrini nel suo primo discorso da presidente della Camera assicurando l'impegno dei parlamentari sul problema esodati.

«BASTA INDUGI» «Facciamo di questa Camera la casa della buona politica»: lo dice la neopresidente della Camera Laura Boldrini. «Scrolliamoci di dosso ogni indugio nel dare piena dignità» a questa istituzione che saprà riconquistare la propria «centralità».

BERSANI: «ORA FORMIAMO IL GOVERNO» «Penso che non solo i grillini avrebbero ampiamente motivo per convergere sulle nostre candidature...La prossima tappa è il governo del paese e serve un'assunzione di responsabilità davanti al paese». Così, dopo l'elezione di Laura Boldrini, Pier Luigi Bersani torna ad aprire al sostegno di altre forze per formare un governo.

GLI APPLAUSI Lungo applauso in aula con tutti i deputati del centrosinistra e molti altri, ad eccezione dei parlamentari del Pdl, all'indirizzo di Laura Boldrini, una volta raggiunto il quorum per essere eletta presidente della Camera, mentre ancora il presidente di turno Leone procedeva con lo spoglio delle schede. In piedi ad applaudire anche la stragrande maggioranza dei deputati del Movimento 5 stelle.

IL PDL NON APPLAUDE  Applausi in Aula per l'elezione di Laura Boldrini alla presidenza della Camera. I deputati della sinistra si sono alzati in piedi per applaudire, a loro si sono aggiunti gli eletti dell'M5S. Divisi i deputati del Pdl, molti dei quali non hanno applaudito.


NAPOLITANO: «VORREI DELLE ELEZIONI CONDIVISE»  «Mi auguro ancora che sia possibile giungere oggi all'elezione dei Presidenti» delle Camere e «all'attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione della responsabilità di favorire - dopo le elezioni del 24 febbraio e sulla base dei risultati che ne sono scaturiti - l'avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività parlamentare». È quanto si legge nella nota del Quirinale.

«MONTI NON LASCI ADESSO» «È importante che in sede europea, e nell'esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria specie per l'economia e l'occupazione, il governo conservi la guida autorevole di Mario Monti fino all'insediamento del nuovo governo (per la cui formazione inizier• le consultazioni di rito mercoled 20)». Lo afferma il Capo dello Stato,Giorgio Napolitano,in una dichiarazione. «L'abbandono, in questo momento, da parte del presidente Monti, della guida del governo, genererebbe inoltre problemi istituzionali senza precedenti e di difficile soluzione. Apprezzo pertanto il senso di responsabilit… e spirito di sacrificio con cui egli porter… a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011», conclude la dichiarazione.

IL CASO MONTI. Mario Monti cala la sua carta nel complesso risiko politico-istituzionale che rischia, col passare delle ore, di trasformarsi sempre piu' in stallo. E su quella carta c'e' la sua immagine: il premier tenta di far convergere Pdl e Pd sul suo nome per la presidenza del Senato, ma e' una soluzione che si infrange contro il muro del Pd, l'indifferenza del Pdl e i dubbi del Colle poi trasformatisi in un netto no. A dar corpo alle indiscrezioni su una candidatura del professore sullo scranno piu' alto di palazzo Madama e' Andrea Olivero: ''Il presidente non sta cercando la presidenza del Senato'', premette il neo-coordinatore di Scelta Civica che aggiunge: ''Sarebbe tuttavia disponibile a questa ipotesi, ma solo nel quadro di un governo di larghe intese e nella prospettiva di un governo di legislatura''.


STRATEGIA. Dal punto di vista di Monti, i vantaggi sono evidenti: oltre a scrollarsi di dosso l'immagine di leader di partito, avrebbe la possibilita' di tornare a palazzo Chigi nel caso in cui il Colle tenti la strada del governo istituzionale (per tradizione affidato al presidente del Senato) oppure di correre per il Quirinale. Il professore ne parla anche al Colle, dove sale per illustrare al capo dello Stato i risultati del vertice europeo di Bruxelles. Agli occhi del premier, la candidatura per lo scranno piu' alto di palazzo Madama appare un primo passo per superare il groviglio di veti incrociati che ha portato a una serie di fumate nere sia al Senato che alla Camera. Una strada non solo percorribile, ma auspicabile. Al capo dello Stato spiega che la missione del governo, con il vertice di ieri a Bruxelles, e' pressoché‚ ''compiuta'' e che ora e' possibile lasciare palazzo Chigi, lasciando a Piero Giarda il timone. Ipotesi percorribile, insiste Monti, visto che si tratterebbe di pochi giorni.

NO NAPOLITANO. Ma e' proprio su questo che Giorgio Napolitano esprime i suoi dubbi. Dopo aver ascoltato le argomentazioni del premier, il presidente della Repubblica gli fa capire che, soprattutto in questa fase con i mercati che osservano l'Italia, non puo' lasciare palazzo Chigi. Monti, riferisce chi gli ha parlato, cerca di replicare, spiegando che si tratterebbe di pochi giorni. Ma anche che, dallo scranno piu' alto del Senato puo' rassicurare i mercati perche' la sua presenza indica che e' possibile far convergere le forze politiche. Ma sono argomentazioni che non smuovono Napolitano, non riducono la freddezza del Pdl, ma soprattutto non convincono il Pd. Anzi, i democrat rispondono con una controproposta: un montiano (si fanno i nomi di Dellai e Balduzzi) a Montecitorio e Anna Finocchiaro al Senato. La palla, dunque, torna nel campo di Monti e di Scelta Civica, dove - raccontano - non tutti apprezzano il tentativo del professore. ''E' una soluzione personalistica'', sibila un eletto nella lista del professore.

 

Tratto da

Leggo

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