Pin It

i saggi di napolitano

Il finanziamento pubblico ai partiti non è “eliminabile”, mentre le intercettazioni telefoniche devono essere uno strumento di “ricerca della prova” e non del “reato”, tesi cara al fronte berlusconiano.

Sono alcune delle proposte dei dieci “saggi” nominati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che, chiamati a sfornare idee “condivise” per sbloccare lo stallo di un paese impantanato nella crisi politica ed economica, hanno pensato bene di occuparsi di intercettazioni telefoniche, ma non di corruzione, una vera zavorra alla crescita economica.

Soldi ai partiti, conflitto d’interessi, legge elettorale, stipendi pubblici, legge elettorale, reddito di cittadinanza, riduzione dei parlamentari, snellimento burocratico, rifinanziamento della Cassa integrazione… In dieci giorni di lavoro, i dieci “saggi” indicati da Napolitano hanno prodotto le loro “ricette” su quasi tutti i campi dell’azione politica.

Va riconosciuta “la serietà del lavoro compiuto – ha detto Napolitano – al di là delle riserve che hanno accompagnato lo stesso annuncio dell’istituzione dei due gruppi”. I dieci saggi hanno saputo trovare “posizioni comuni” dimostrando un clima di dialogo che si deve trasmettere alle forze politiche. Ora le forze politiche devono mostrare “analoghi sforzi di buona volontà di intesa” anche in Parlamento. “Le relazioni che mi sono state presentate questa mattina - ha proseguito il capo dello Stato - faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente della Repubblica, oltre che essere oggetto, in questi giorni, della mia riflessione”. Poi una precisazione: “Il limite del compito da assolvere, con la giusta attenzione a non interferire né con l’attività del Parlamento né con le decisioni che spettano alle forze politiche”. L’iniziativa di Napolitano di istituire le due commissioni “presidenziali” è indicato come il commiato del presidente della Repubblica, l’ultima iniziativa per agevolare la nascita di un governo. “L’iniziativa – ha dichiarato ancora Napolitano - di istituire questi gruppi di lavoro, il mandato ad essi affidato, le relazioni che ne sono scaturite, rappresentano il contributo conclusivo – alla vigilia del compimento del mio mandato e della scelta del nuovo presidente – che sono stato in grado di dare alla soluzione del problema del governo dopo le elezioni del 24 febbraio”.

Il finanziamento pubblico ai partiti non è “eliminabile”, mentre le intercettazioni telefoniche devono essere uno strumento di “ricerca della prova” e non del “reato”, tesi cara al fronte berlusconiano. Sono alcune delle proposte dei dieci “saggi” nominati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che, chiamati a sfornare idee “condivise” per sbloccare lo stallo di un paese impantanato nella crisi politica ed economica, hanno pensato bene di occuparsi di intercettazioni telefoniche, ma non di corruzione, una vera zavorra alla crescita economica.

Soldi ai partiti, conflitto d’interessi, legge elettorale, stipendi pubblici, legge elettorale, reddito di cittadinanza, riduzione dei parlamentari, snellimento burocratico, rifinanziamento della Cassa integrazione… In dieci giorni di lavoro, i dieci “saggi” indicati da Napolitano hanno prodotto le loro “ricette” su quasi tutti i campi dell’azione politica.

Va riconosciuta “la serietà del lavoro compiuto – ha detto Napolitano – al di là delle riserve che hanno accompagnato lo stesso annuncio dell’istituzione dei due gruppi”. I dieci saggi hanno saputo trovare “posizioni comuni” dimostrando un clima di dialogo che si deve trasmettere alle forze politiche. Ora le forze politiche devono mostrare “analoghi sforzi di buona volontà di intesa” anche in Parlamento. “Le relazioni che mi sono state presentate questa mattina - ha proseguito il capo dello Stato - faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente della Repubblica, oltre che essere oggetto, in questi giorni, della mia riflessione”. Poi una precisazione: “Il limite del compito da assolvere, con la giusta attenzione a non interferire né con l’attività del Parlamento né con le decisioni che spettano alle forze politiche”. L’iniziativa di Napolitano di istituire le due commissioni “presidenziali” è indicato come il commiato del presidente della Repubblica, l’ultima iniziativa per agevolare la nascita di un governo. “L’iniziativa – ha dichiarato ancora Napolitano - di istituire questi gruppi di lavoro, il mandato ad essi affidato, le relazioni che ne sono scaturite, rappresentano il contributo conclusivo – alla vigilia del compimento del mio mandato e della scelta del nuovo presidente – che sono stato in grado di dare alla soluzione del problema del governo dopo le elezioni del 24 febbraio”.

Legge elettorale
Superare la legge elettorale vigente. Il nuovo sistema “potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilità”. I dieci saggi invitano anche ad abolire le circoscrizioni estere.

Il Parlamento e la governabilità
La governabilità sicura si ha solamente con una sola Camera, dicono i saggi nella relazione finale. “Nessun sistema elettorale garantisce automaticamente” la maggioranza in entrambi rami del Parlamento. “Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l’indirizzo politico a una sola Camera”. Da qui serve superare l’attuale bicameralismo perfetto “una delle cause della difficoltà di funzionamento del nostro sistema istituzionale”. I saggi propongono che ci sia una sola Camera politica mentre il Senato deve rappresentare le autonomie regionali. Solo la Camera vota la fiducia e ha il voto definitivo sui disegni di legge.

Ridurre le commissioni da 22 a 10
Nella loro relazione finale i “saggi” ipotizzano la riduzione delle Commissioni parlamentari permanenti dalle attuali 22 a 9 o 10 al massimo. Nell’ipotesi più snella gli accorpamenti prevedono le seguenti commissioni: Affari costituzionali e interni dello Stato e regionali; Giustizia; Affari internazionali e sicurezza dello Stato; Bilancio, tesopro e finanze; Cultura, istruzione e telecomunicazioni; Ambiente e tutela del territorio, infrastrutture e trasporti; Attività economiche e produttive, innovazione e tecnologie; Politiche sociali, lavoro e pari opportunità; Politiche dell’Unione Europea.

Finanziamento ai partiti
“Il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”. Tra quanto prevede il documento finale dei “saggi” anche uniformare i soggetti deputati al controllo dei costi della politica. I controllori devono essere esterni e indipendenti.

E’ necessario comunque proseguire e rafforzare l’opera di riduzione e riorientamento della spesa pubblica delle amministrazioni (cosiddetta spending review), utilizzando e raffinando ulteriormente le analisi già svolte allo scopo di identificare le pratiche migliori, così da obbligare tutte le amministrazioni, centrali e locali, a spostarsi sulla “frontiera dell’efficienza”, modificando comportamenti stratificati nel tempo.

Legge sul conflitto di interessi. Ma senza spirito di parte
“Si pone il problema di prevenire il conflitto tra interessi privati e interesse pubblico da parte di coloro che sono chiamati a perseguire quest’ultimo” si legge nella relazione finale dei saggi sulle riforme. La relazione parla di “necessità di una legge sulla materia costruita non sulle aspirazioni dell’una o dell’altra forza politica, ma su proposte che non possano essere identificate come mosse da spirito di parte”; per esempio partendo dalle proposte dell’Autorità Antitrust.

Su incompatibilità decida giudice, non Camere
Modificare l’art. 66 della Costituzione in modo da attribuire “ad un giudice indipendente e imparziale” la decisione su legittimità dell’elezione, ineleggibilità e incompatibilità, togliendolo al Parlamento. I saggi sottolineano che ora c’è infatti il rischio “del prevalere di logiche politiche”.

“A Camera e Senato anche due comitati etici”
Per tutelare il rapporto di fiducia che deve intercorrere tra i cittadini e chi esercita funzioni pubbliche, i “saggi”, propongono di istituire alla Camera e al Senato due distinti Comitati Etici. Si tratterebbe di Giunte costituite da 4 persone con esperienza parlamentare che dovranno vigilare su conflitto di interesse, compatibilità dell’attività e iniziative non parlamentari degli eletti e trasparenza della loro attività.

Albo delle lobby alle Camere
Istituire presso la Camera e Senato e nelle Assemblee regionali un Albo dei portatori di interessi. “I gruppi di interesse svolgono una legittima ma non sempre trasparente attività di pressione sulle decisioni politiche” ricordano i saggi secondo i quali serve un mezzo per garantire trasparenza ed evitare di alterare la concorrenza.

Le intercettazioni solo “per cercare le prove, non il reato”
Le intercettazioni devono essere un mezzo per la ricerca della prova “e non strumento di ricerca del reato”, dicono le commissioni presidenziali. Nel documento si propone di “porre limiti alla loro divulgazione perchè il diritto dei cittadini a essere informati non costituisca il pretesto per la lesione di diritti fondamentali della persona”.

Lavoro principale emergenza
I saggi della commissione economica aggiungono che “la principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare” è “quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà” e “la via maestra” per combatterlo è lo “sviluppo economico equo e sostenibile”.

Destinare “qualunque sopravvenienza finanziaria possa manifestarsi nei prossimi mesi alla priorità dell’emergenza lavoro e del sostegno alle persone in grave difficoltà economica, nella forma di un alleggerimento dell’imposizione diretta sul lavoro”. Lo scrivono i saggi nel loro documento.

Fisco: “Riprendere i negoziati con la Svizzera”
I saggi propongono al governo “di valutare l’opportunità di riprendere i negoziati bilaterali con la Svizzera per un accordo di trasparenza ai fini della tassazione dei redditi transfrontalieri di natura finanziaria. In parallelo, il Governo può attivarsi in sede Ue affinché l’Unione stessa negozi un tale accordo, in nome di tutti gli Stati membri”.

Quanto alla redistribuzione dell’onere fiscale e delle risorse raccolte “sono prettamente politiche e il gruppo ha ritenuto di non potervisi addentrare”. I saggi raccomandano quindi di destinare le maggiori eventuali entrate a ridurre il peso del fisco sui redditi da lavoro.

 

Tratto da

Il Fatto Quotidiano

Pin It

Commenti

Potrebbero interessarti