Pin It

achille occhetto

ROMA - Achille Occhetto, grande saggio della Politica, ha guidato la transizione dal Pci al Pds. Ora sta scrivendo un libro sulla Gioiosa macchina da Guerra e in un'intervista spiega la sua visione della poltica di oggi in Italia e del post elezioni tra Grillo, il governo Letta e il Napolitano bis, ragionando anche sul gesto dimostrativo di Preiti e commentando la morte di Giulio Andreotti.


L'INTERVISTA.
Inciucio e immobilismo della politica italiana contemporanea. Cosa ne pensa?
«Questo è un paese in cui i politici sono grandi bugiardi che ingannano gli elettori, quindi capire dove andrà la politica italiana non è più possibile. Basti pensare che Monti aveva dichiarato che non sarebbe mai sceso in campo con una candidatura per le elezioni politiche, presentandosi, invece, a queste. Napolitano ha dichiarato più volte che era risibile poterlo rieleggere e poi, non per colpa sua, è stato puntualmente rieletto. Il Pd durante la campagna elettorale ha dichiarato, sostenuto da tutte le sue correnti e ad alta voce, che era del tutto impossibile, anche nell’emergenza, fare un governo con Berlusconi e, puntualmente, hanno fatto un governo con Berlusconi. Come gli elettori e gli italiani possono credere alle dichiarazioni solennemente fatte dai politici italiani questo rimane un mistero».
Ma l’inciucio cos’è? Dietro di esso traspare il compromesso storico?
«C’è una totale differenza tra il compromesso storico voluto da Berlinguer, che era il tentativo di sbloccare la situazione politica italiana attraverso una fase transitoria rapida, di collaborazione con la Dc. Lo scopo era sdoganare i Comunisti che fino a quel momento non potevano andare al governo, per aprire successivamente ad un livello più alto l’alternativa tra la Dc e le forze di Sinistra. Insomma, va detto che l’inciucio non è un compromesso: ritengo che in politica il compromesso sia utile.
E invece?
«La differenza tra compromesso e inciucio è che il secondo è il compromesso sottobanco, è la compromissione. E non bisogna confondere il valore alto che può avere in politica il compromesso con la compromissione. E poi, chiediamoci: chi sono oggi Berlinguer e Moro? Solo a pensarci ci viene da ridere».
A proposito di Moro. Nei giorni scorsi è morto Andreotti. Cosa ha dato e cosa ha tolto all’Italia?
«Ormai non era più attivo da tempo nella vita politica e quindi la sua morte non cambia niente. In assoluto, Giulio Andreotti è stato un politico di peso, intelligente, capace, estremamente furbo, di una freddezza assoluta, ma che si muoveva in una linea d’ombra in cui il confine tra il male e il bene era estremamente tenue. Andreotti è l’uomo che ha realizzato una politica estera di indubbio interesse ma è anche il simbolo di un male grandissimo della politica italiana, ossia del rapporto tra mafia e politica».
La gioiosa macchina da guerra. La politica italiana potrà essere di nuovo gioiosa?
«Oggi purtroppo siamo entrati in un pantano in cui non si capisce più quali debbano essere le prospettive e quali siano le grandi idealità e quale il confronto reale tra le forze politiche in campo, chi rappresenta certi interessi e chi altri, e perciò fino a che non si ritorna ad una visione chiara, limpida dell’alternativa bipolare tra centro Destra e centro sinistra non ci saranno speranze per la politica italiana».
Sta scrivendo un libro sulla Gioiosa macchina da guerra. La politica contemporanea non potrà più essere gioiosa?
«In questo libro, metterò a nudo innanzi tutto alcune sciocchezze dette su questa leggenda metropolitana della Gioiosa macchina da guerra come strumento limitato che avrebbe fatto vincere Berlusconi. E documenterò come si è arrivati, successivamente, nel 1994, all’epoca del Berlusconismo, cioè quando l’Ulivo di Prodi è stato distrutto dall’interno e come l’epoca delle grandi compromissioni di Berlusconi sia iniziata con la bicamerale».
E Berlusconi da allora ad oggi?
«In sostanza il Berlusconi del ’94 era ignoto e lo abbiamo combattuto a viso aperto e, oltretutto, come Pds abbiamo guadagnato ben 4 punti in percentuale. Abbiamo perso perché i Popolari, cioè l’ex Dc, hanno perso persino le mutande e perché i Socialisti in massa sono andati con Berlusconi: sono loro i veri responsabili. Tuttavia Berlusconi dopo tre mesi era già in crisi ed è cominciata l’era dell’Ulivo. È più tardi che Berlusconi è stato fatto rinascere e credo che purtroppo si stia cercando di farlo rinascere ancora oggi con una politica colpevole come quella di questo momento».
Agonia o morte del Pd?
«Per il momento, il Pd sta facendo di tutto per fare risorgere Berlusconi. Io spero che ci siano dall’interno forze giovani in grado di reagire e di aprire una strada nuova insieme anche alla Sinistra che è fuori dal Pd, come quella rappresentata dal Sel».
Grillo. Ha detto dei partiti quello che disse anche Berlinguer?
«In termini generali, dobbiamo dire che Grillo rappresenta la febbre, non la malattia: la febbre di un sistema politico profondamente malato, quindi la questione centrale è quella di cambiare e guarire quel sistema politico. È indubbio che Grillo abbia colto alcuni punti di critica della compromissione e della corruzione dei partiti che furono già denunciati da Berlinguer e poi da noi durante la svolta, quando si chiedeva ai partiti di fare un passo indietro rispetto alla gestione, all’economia e alla contesa dilagante».
Il Napolitano bis. Chi avrebbe voluto al Colle?
«È stato incredibile l’atteggiamento che il Pd ha assunto nei confronti di Rodotà: dovevano aprire una discussione con i grillini, considerare se sussisteva la possibilità di eleggerlo. Teniamo conto che Rodotà viene dalla Sinistra, era presidente del Consiglio nazionale del Pds quando io ero segretario di quel partito, quindi lo conoscevano bene, non veniva dal nulla. È un uomo garbato, intelligente e con un grande senso delle istituzioni e apprezzato all’estero».
E Prodi?
«Il grande dramma di questa elezione sono state proprio le 100 coltellate date alla schiena a Prodi, che era stato il capo dell’unico strumento che aveva battuto Berlusconi, cioè l’Ulivo, e soprattutto il fondatore del Pd. E invece, quel partito ha accoltellato il proprio fondatore in modo incredibile. Io credo che tutto questo è stato orchestrato per arrivare, attraverso l’elezione di Napolitano, a quella condizione di emergenza che permetteva alla formazione del cosiddetto governo di larghe intese».
Preiti apre il fuoco su due lavoratori dello Stato: strategia della tensione o follia alimentata dalla crisi?
«Non c’è dubbio che quest’uomo si trovava in una situazione di grande disperazione. Naturalmente non è dato a me sapere se quella disperazione è stata in qualche modo guidata, aizzata o indirizzata. Questa è una traccia che dovrebbe essere seguita dalle autorità inquirenti».
A proposito di sicurezza, un suo discorso del 1990, in cui progettava una lotta fattiva alla criminalità organizzata, è ancora di stringente attualità. Cosa è cambiato dal allora in termini di legalità?
«La situazione è a macchia di leopardo e ci sono luci ed ombre. Non c’è dubbio che rispetto agli anni ’50 e alla fase in cui non si attuava una lotta organizzata alla mafia, si sono ottenuti grandi successi, soprattutto grazie a valorosi giudici che hanno perso la vita; e coloro che oggi seguono le loro orme vengono ancora dileggiati per il loro lavoro. Nello stesso tempo, fintanto che la politica non avrà tagliato i rapporti con quel passato di compromissioni e continua a celebrare, come se nulla fosse, anche, ad esempio, lo stesso Andreotti… Dev’esserci un’autocritica della classe dirigente di allora: ci troviamo in una situazione con risvolti che non è ancora dato prevedere».
Occhetto di nuovo protagonista, fino alla partecipazione ad Otto e mezzo. Cosa ci prepara?
«Per me è sufficiente che mi diano la possibilità di esprimere il mio pensiero. In tutti questi anni ho continuato a pensare, mentre c’è stata una speciale volontà di non darmi la parola. Bontà loro, qualche giornale si è ricordato che ci sono e questo ha dato l’impressione di una mia grande presenza, però il libro La gioiosa macchina da guerra, in uscita a giugno, credo potrà avere sicuramente un peso nel dibattito politico».

 

Tratto da

Leggo

Pin It

Commenti

Potrebbero interessarti