ROMA - E' il giorno della verità per Enrico Letta, che con il voto di fiducia di oggi alle Camere capirà se il suo governo potrà andare avanti o se la sua esperienza è già finita dopo pochi mesi.
Sono iniziate nell'Aula del Senato le comunicazioni del presidente del Consiglio. Il premier parla accanto al ministro per Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Poco prima dell'inizio della seduta, Mario Monti si è avvicinato a Letta per un breve saluto. Per lui anche una stretta di mano da parte di Salvo Torrisi, senatore del Pdl che potrebbe votare la fiducia al governo. Tra i ministri non si vedono facce tirate: ci si scambiano sorrisi e pacche sulle spalle e Letta appare gioviale: sembra scherzare a distanza con i cronisti ed i fotografi che gremiscono la tribuna.
«L'Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no», ha detto Letta. «Gli italiani ci urlano che non ne possono più di 'sangue e arenà, di politici che si scannano e poi non cambia niente».
«Nella vita delle nazioni l'errore di non saper cogliere l'attimo può essere irreparabile», ha aggiunto citando Luigi Einaudi. «Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo». «Il mio governo è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, in Parlamento». È ai cittadini «prima che a chiunque altro che dobbiamo rendere conto» ed è su di loro che «le conseguenze della crisi potrebbero» gravare.
«La nostra repubblica democratica si fonda sullo stato di diritto. In uno stato democratico le sentenze si rispettano, si applicano, fermo restando il diritto intangibile» della difesa. Ma «senza trattamenti nè ad ad nè contram personam», ha detto il premier nel discorso sulla fiducia al Senato.
GRUPPO SALVA LETTA? Ieri Berlusconi ha detto chiaramente di voler staccare la spina all'esecutivo, ma ci sono, a dire dell'ex ministro Carlo Giovanardi, almeno 40 parlamentari pronti a sostenere Letta andando contro al volere del Cavaliere.
«I deputati e senatori che voteranno la fiducia al governo Letta sono circa 40, basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche», ha detto Giovanardi entrando in Senato, aggiungendo che lo stesso Berlusconi sarà presente al dibattito in Parlamento sulla fiducia. «È auspicabile che ci sia e dica le sue ragioni». Dal Pdl nasceranno dei gruppi autonomi? «Nessuno ne ha mai parlato - replica - la nostra volontà è di rimanere nel Pdl». Ma altri andranno via? «Avendo aperto Forza Italia potrebbero farlo, ma perchè io dovrei essere trascinato in Forza Italia?».
«Difenderemo sempre Silvio Berlusconi dall'uso politico della giustizia nei suoi confronti, ma far cadere il governo Letta è un evidente autogoal», ha detto Fabrizio Cicchitto ospite della Telefonata di Canale 5. «È meglio il governo Letta - ha aggiunto l'esponente del Pdl - di un esecutivo x-y che farebbe la legge elettorale senza il nostro apporto».
BERLUSCONI: ALLEANZA PD-TRANSFUGHI INDECOROSA Una alleanza tra Pd e transfughi Pdl sarebbe «talmente indecorosa e avvilente che si scontrerebbe con una ripulsa popolare». Così Silvio Berlusconi, intervistato da «Panorama». E aggiunge che Napolitano «non darebbe mai l'avallo a un simile esperimento». Quanto ad una alleanza Pd-M5S, il Cavaliere la definisce «impossibile».
Nell'intervista con «Panorama», Silvio Berlusconi analizza i due possibili scenari che potrebbero aprirsi alla politica: una coalizione tra Pd e Movimento 5 stelle, oppure un governo a guida Pd con fuoriusciti del Pdl, magari con l'appoggio dei senatori a vita.
«La prima ipotesi è negata a priori da Beppe Grillo - dice Berlusconi - e sarebbe un tradimento del programma di Cinque Stelle. La reputo impossibile. La seconda è talmente indecorosa e avvilente che si scontrerebbe con una ripulsa popolare. Non sarebbe una maggioranza, ma un espediente numerico. Il presidente Giorgio Napolitano non darebbe mai l'avallo a un simile esperimento. Nel recente passato si è dimostrato impossibile governare con numeri risicati».
"LETTA INACCETTABILE SULL'IVA" «Sentire che Enrico Letta, che ho sempre stimato e che ho sospinto io a Palazzo Chigi, dichiarasse che era diventato inevitabile infliggere nuove pene agli italiani, per di più attribuendomene la colpa, ha avuto su di me l'effetto di una pugnalata. Che però mi ha restituito la voglia di lottare». Così Silvio Berlusconi, in un'intervista che «Panorama» pubblicherà domani. Per il Cav, le dimissioni dei parlamentari non erano «contro il governo», ma contro chi «come il Pd» voleva decapitare il Pdl dal suo leader.
Nell'intervista Berlusconi aggiunge che si è trattato di «una ritorsione inaccettabile. Un dispetto. Con l'aggravante di attribuire a noi la responsabilità della decisione. Insomma, Letta annunciava nuove tasse e le intestava a noi. Inaccettabile. Altro che colpo di testa mio. È stato il suo un colpo basso. Siccome Letta non è uno sprovveduto mi rifiuto di credere che non abbia compreso il senso delle dimissioni dei nostri senatori e deputati. Le quali sono state consegnate ai capigruppo non contro il governo, ma per dare un segnale drammatico agli italiani di quel che il Partito democratico sta cercando di fare non tanto a me, quanto al corpus della democrazia».
«Quelle dei parlamentari - afferma l'ex premier - non erano dimissioni contro il governo, ma contro chi, come il Partito democratico, tradiva le intese costituendo una nuova maggioranza per decapitare i moderati del loro leader, il tutto contravvenendo a principi giuridici irrinunciabili in uno Stato di diritto».
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