Si discute in Aula l'atto presentato dal Movimento 5 Stelle per chiedere che il ministro della Giustizia lasci la sua poltrona. In questione l'interessamento dell'onorevole per la scarcerazione di Giulia Ligresti.
“Nessun favoritismo per la scarcerazione di Giulia Ligresti“. Nel giorno della discussione sulla mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle contro il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri si difende in Aula. E respinge al mittente ogni accusa. “Basta colpevolismi ad ogni costo. Sono molto amareggiata, non ho mai mentito al Parlamento o ai magistrati”. Il voto previsto per le 13.30 tiene imbarazza il governo delle larghe intese. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha ottenuto l’appoggio del Partito democratico non senza travagli. Pippo Civati e i parlamentari vicini a Matteo Renzi i più critici che hanno dovuto rientrare nei ranghi dopo la decisione dell’assemblea di non sfiduciare la ministra. Anche se i malumori sono tanti: “Ennesimo ricatto per la tutela del governo”, dice Civati. Il voto è previsto per le 13.30: poco prima dell’inizio della seduta, il ministro ha incontrato Letta e Dario Franceschini. Sel, Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno annunciato che voteranno sì alla mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle.
“Nel trasferimento di Giulia Ligresti ai domiciliari”, ha dichiarato il ministro Cancellieri, “non c’è stata nessun inconsueto zelo né un’anomala tempestività, ma un’ordinaria attività di prevenzione che si è sviluppata in maniera autonoma. Il 19 agosto ho informato i vertici del Dap delle condizioni critiche della detenuta che mi erano state comunicato dallo zio Antonino alla quale sono legata da una lunga amicizia. Condizioni critiche di cui erano già state informate le autorità. Non c’è stato quindi nessun inconsueto zelo, ma un’ordinaria attività di prevenzione che si è sviluppata in modo assolutamente autonomo come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti”. Il ministro contesta ogni accusa nei suoi confronti: “Respingo con assoluta fermezza il sospetto che esista una giustizia di classe che distingue fra cittadini di serie A e B, fra “ricchi e poveri. Si è sostenuto che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti al pm di Torino e che avrei taciuto di una terza telefonata. Non vi è stata da parte mia nessuna omissione“. E conclude: “Non ho mentito al Parlamento né ai magistrati sugli aspetti che avrebbero potuto chiarire la vicenda. Provo una grande amarezza per le accuse ricevute”. Cancellieri assicura che, se avesse avuto qualche dubbio sulla sua condotta, non avrebbe esitato a lasciare la sua posizione: “Non ho acquisito alcun debito di riconoscenza, ho agito in assoluta fedeltà e lealtà alle istituzioni. Se avessi avuto un dubbio, non avrei avuto esitazioni a lasciare l’incarico”. Pochi gli applausi al ministro in Aula a conclusione dell’intervento.
Poche ore prima l’assemblea del Partito democratico si è riunita e ha deciso di ascoltare l’appello del Presidente del Consiglio Enrico Letta e non mettere in discussione il ruolo del ministro Cancellieri. Perplessi si erano mostrati Matteo Renzi e Pippo Civati. Ma i democratici hanno deciso di non fare strappi alla linea dell’esecutivo. “La scelta di Letta”, ha commentato Civati, “è sbagliata”. E ha puntato il dito contro il collega Cuperlo: “Il suo è stato un intervento molto duro per ricordare che la politica sopraffà la morale. Con un po’ di sarcasmo salutavo il fatto che uno dei candidati alla segreteria del PD ci ha spiegato tra gli applausi scroscianti della parte che in lui si riconosce nel gruppo che bisognava salvare la Cancellieri”. Enrico Letta ha chiesto che il Guardasigilli non sia messo in discussione per salvaguardare la tenuta del governo.
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