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enrico letta angelino alfano

E’ ufficiale: i soli, autentici clandestini che popolano il bel paese sono i deputati e i senatori che bivaccano alla maniera fascista nelle grigie e sempre più sorde aule parlamentari. Tra loro, vagolano sfaccendati, in conto spese a pensionati e lavoratori molti dei disonorevoli che, già abusivi, nel 2009 approvarono col “pacchetto sicurezza”, l’ignominia che rese la clandestinità un reato.

Meno di due anni fa, a gennaio del 2012, quando la Consulta bocciò i quesiti referendari contro la legge elettorale che oggi “scopre” incostituzionale, Antonio Di Pietro lo disse senza mezze parole: “si sta facendo scempio della democrazia, manca solo l'olio di ricino”. Napolitano, garante di una Costituzione che, a giudicare dai fatti, non ha mai letto con la dovuta attenzione, non ci pensò due volte e, loquace oltre misura, si affrettò a sentenziare, acido e malaccorto: “affermazioni volgari e scorrette”. Contro l’uomo di “mani pulite” si scatenò immediata la canea dei leccapiedi, il fuoco vendicativo di pennivendoli, velinari e servi di chi le mani le ha sempre avute sporche e in quattro e quattr’otto l’ex magistrato fu fatto fuori col “metodo Boffo”. Non è bastato, però. Dove fossero la volgarità a la scorrettezza oggi Napolitano – unico Presidente rieletto nella storia della Repubblica - non può più far finta d’ignorarlo. In un impeto di ritrovata lucidità, infatti, gliel’ha spiegato a chiare lettere e senza tema di smentite, quella Corte Costituzionale che due anni fa s’era tirata indietro, sperando che la banda degli abusivi modificasse la situazione di grave illegittimità.

In attesa che gli azzeccagarbugli dei partiti inventino un nuovo imbroglio, la rediviva Consulta vive nel terrore e spera ardentemente che, sulle ali dell’entusiasmo, non ci sia chi la interroghi anche sui “Saggi”, sulla modifica dell’articolo 138 e sulla legittima potestà del Parlamento a intervenire in tema di compravendita di armi, che Napolitano ritiene affare privato del Consiglio di Difesa da lui presieduto. Il terremoto, è evidente, assumerebbe i connotati della catastrofe e nemmeno un’armata azzeccagarbugli e scafati scartiloffisti tirerebbe fuori dal fango in cui sono affondano le Istituzioni e i comitati d’affari che si fanno chiamare partiti.

La stampa di regime prende ovviamente tempo, si sforza di trasformare la tragedia in farsa e ridurre la vicenda a scontro tra i tifosi: E’ il gioco delle parti: chi invoca il “tutti a casa subito, qui sono illegittime nomine, leggi varate e atti compiuti”, chi si veste di moderazione, monta in cattedra e contesta gli “estremisti” che, con ottime ragioni morali, chiedono di punto in bianco l’epurazione e una Repubblica decapitata, senza Capo dello Stato, senza Governo e senza Parlamento,. con cariche vacanti per tutte le funzioni pubbliche da queste derivate. Chiacchiere, naturalmente, utili a gettare acqua sul fuoco della rabbia, incanalandola negli argini di polemiche puramente accademiche su vedute giurisprudenziali e sentenze poco chiare sulla disapplicazione della legge quando essa derivi dalla patente illegittimità di chi la emana. Tutti pensano che che si dovrebbe, ma al momento non c’è chi sappia sa se sia possibile, come assicura il “Fatto Quotidiano”, mettere in discussione le spese oltraggiose per i cacciabombardieri e sostenere l’illegittimità di Equitalia, dell’usura di Stato e delle leggi Fornero su pensioni e Statuto dei Lavoratori. Per non parlare del pareggio di bilancio in Costituzione. A meno di voler mettere mano alle armi, non si farà; sarà tutt’al più compito di un Parlamento legittimo, eletto e non nominato; in quanto a Napolitano, il senso dello Stato è come il coraggio, se non ce l’hai non c’è chi te lo possa prestare. L’avesse, non aspetterebbe le decisioni del nuovo Parlamento per liberare il Paese di una ingombrante presenza.

C’è un limite a tutto, anche alla pazienza dei popoli ed è un dato di fatto a dir poco inconfutabile: se Parlamento, governo e alte cariche dello Stato provassero a insistere sulla legittimità di questa sorta di Camera dei Fasci e delle Corporazioni a modificare le regole del gioco, provando a cambiare la Costituzione continuando a parlare di riforme istituzionali, non ci sono dubbi: la sfida al Paese si potrebbe trasformare in un’avventura pericoloso. E, per favore, nessuno tiri in ballo i cattivi maestri e l’incitamento alla ribellione: la violenza è nei fatti, lampante, inaccettabile e per molti versi anche sanguinosa. Proviene da un potere costituito illegittimamente che prima sgombra il campo e meglio sarà per tutti: i disonorevoli clandestini approvino una legge elettorale onesta, restituiscano la parola agli elettori e tolgano definitivamente il disturbo. La truffa è durata anche troppo e le riflessioni strumentali sulla “governabilità” e sul governo che “salva” il Paese, sarebbero oltraggiose quanto il sistema di voto proposto da clero e nobiltà nella sala della Pallacorda. Tutti, anche Napolitano, sanno bene quale fu la risposta popolare alla cieca arroganza del potere.

 

 

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