Il referendum del 4-12-16, ha sancito la vittoria della Costituzione nei confronti di un agguerrito drappello di saccheggiatori determinato a espungere un essenziale momento della nostra storia e della nostra democrazia. Allora, ha trionfato il desiderio di libertà e di democrazia. Allora, ha vinto il popolo: ha vinto l'”accozzaglia”, che, con le sue sofferenze e con il sacrificio della propria vita, ha scritto una Carta che dovrebbe disciplinare la vita di un ordinato consesso civile.
Nei confronti di questa situazione, il laleologo Matteo Renzi, un tanto patetico quanto inquietante figurante della finanza internazionale, da usurpatore, poiché nominato e non eletto dal popolo, si è concesso il lusso di sgovernare l'Italia per ben 3 anni. Lui voleva rottamare tutto. Voleva rottamare persino la Costituzione. Solo che, alla fine, la Costituzione e il popolo hanno rottamato lui, la cui nefasta parentesi politica e sociale ha prodotto più danni di quella dell'Imperatore romano Nerone. Il quale, nonostante le sue controverse questioni familiari, durante i 15 anni di potere, e in particolar modo nel corso dei suoi primi 10 anni trascorsi sotto la guida del filosofo Seneca, promosse una florida situazione economica e assicurò un lungo periodo di pace, non soffrendo ormai di ulteriori aspirazioni di conquista (Massimo Fini: Nerone. Duemila anni di calunnie) (1)
A differenza di Renzi, Nerone si rese conto di poter contare sul sostegno della maggioranza del popolo romano. Gli remavano contro soltanto gli aristocratici del Senato, i quali esprimevano i poteri forti dell'economia e che per questo impoverivano il popolo.
Soprattutto gli ultimi 3 anni della vita sociale e politica italiana, sono stati segnati dallo strapotere di una burla di tiranno il quale si è barcamenato da una parte cercando di accattivarsi il favore delle masse attraverso l'elargizione di mance elettorali, e dall'altra appoggiandosi ai poteri forti della finanza internazionale. Per un triennio, questo laleologo ha prosperato sfruttando una simile contraddizione, illuso di poter così seguitare a tirare avanti. In quest'ottica ha cercato di confezionarsi su misura una vergognosa schiforma della Costituzione. O, per meglio dire, in quest'ottica ha cercato di stravolgere la Costituzione nel meschino intento di consolidare il suo potere personale, occupando tutti gli spazi politici ed economici, e facendosi persino incensare dall'ormai fallito presidente americano Barack Hussein Obama.
In questi anni, il nostrano Renzocchio ha rifilato soltanto bugie, illudendosi di poter così riuscire a mascherare la sua fallimentare politica economica. Perciò è bene che finalmente costui si dissolva nel nulla: in quello stesso nulla dal quale è venuto. Con lui, scompare un'altra inetta figurante del mondo finanziario: quella Maria Elena Boschi, che si era illusa, con lui e come lui, di diventare la padrona dell'Italia, attribuendosi il maggior merito della schiforma della Costituzione. Adesso, anche lei è giunta al capolinea della sua irresistibile carriera politica. Proprio come il suo amico Renzi, anche lei ha fallito in tutto: ha fallito nella politica economica, oltre che nella adozione di valide iniziative volte a impedire la continua invasione italiana soprattutto dall'Africa.
In 3 anni di sgoverno, costoro hanno consentito l'occupazione dell'Italia da parte di oltre mezzo milione di nullafacenti mantenuti con le tasse spremute agli italiani. Una valida rappresentazione della situazione indotta, la testimonia superlativamente l'emblematica e annichilente espressione socioantropologica di un certo “Bello Figo” (2). Per creare simili e paradossali fenomenologie, costoro hanno dilapidato una media di 7 miliardi di euro ogni anno: miliardi di euro che, non è marginale ricordarlo, hanno sottratto a oltre 4 milioni di italiani mortificati in condizioni di povertà.
Un simile scempio non era mai avvenuto prima nella storia della Repubblica. Così come non si erano mai visti prima tanti loschi transfughi arrivisti politicanti capaci di consentire il varo di false maggioranze di governo, i quali rimangono sempre pronti a salire sul carro del vincitore. Questi traditori esprimono chiaramente la consolidata e disonesta tradizione di moltissimi italiani, sempre pronti a salire sul carro del vincitore. Costoro sono ora alla ricerca di un nuovo carro sul quale saltare per poter sopravvivere politicamente. Ebbene, anche essi dovevano essere rottamati proprio da colui che, propostosi come rottamatore, è rimasto alla fine egli stesso rottamato.
Questa sconfitta elettorale, ha accelerato dentro il PD la faida contro Renzi. Persino da parte di quei suoi compagni di avventura che, consentendogli di ottenere la maggioranza nel partito, si erano illusi di poterne trarre vantaggi. Perciò sarebbe impellente l'esigenza di procedere alla revisione dell'art. 67 della Costituzione: proprio per introdurre il vincolo del mandato e impedire così ulteriori tradimenti dell'espressione del voto popolare. Coloro che a quel punto dovessero dissentire dalla linea del rispettivo partito nel quale siano stati eletti, dovrebbero soltanto e semplicemente dimettersi dalle relative cariche politiche, anziché migrare in altri partiti o addirittura procedere alla fondazione di altri raggruppamenti politici, aggirando l'imprescindibile passaggio delle elezioni.
Con Renzi, viene sconfitto, e speriamo definitivamente, il suo padre putativo: quel Giorgio Napolitano, da taluno ribattezzato “Peggiore”, che gli affidò il compito di sgovernare l'Italia e che, nonostante i suoi 90 anni, non rinuncia con la sua ingombrante presenza ad appesantire la scena politica italiana. Tutto sommato, però, forse è meglio così. Forse è meglio che costui seguiti a lasciare la sua impronta. Per poter assistere al proprio fallimento di...ex comunista. Nel frattempo, Renzi può chiedergli i danni per la figuraccia fatta.
Foto, da:
http://www.alessioatrei.it/wp-content/uploads/20140311_terapia-sciocc.jpg
Riferimenti:
https://www.ibs.it/nerone-duemila-anni-di-calunnie-libro-massimo-fini/e/9788831715812?
2) (https://www.youtube.com/user/TheGucciboy1992).